Il diavolo veste Prada… o rosso rubino? Poco cambia, considerato che la scarpa sulla locandina del film è proprio di colore rosso. Un rosso che non passa inosservato ma anzi, attira l’attenzione dello spettatore e, a distanza di 15 anni, ancora oggi rimane un simbolo.
Il colore rosso, intriso di un profondo significato, è in grado di far la differenza anche nel vino. Mille sono le sue sfumature ma quello preferito dagli italiani è senza dubbio il rosso rubino – da non confondere con il porpora o con il granato, sinonimo di vino giovane, ben conservato ed equilibrato.
Il rosso rubino nella Terra dei Savoia: la Freisa di Chieri DOC frizzante
Il rubino preferito dai piemontesi è la Freisa di Chieri DOC frizzante, con quel gusto delicato e fruttato, e quel sapore armonico e piacevole. Si presenta con un grado alcolico dell’11% e un’acidità pari a 4,5 g/l.
È uno di quei vini che, nelle generazioni passate, veniva usato per ottenere la cosiddetta “bùta stùpa”, la “bottiglia tappata”, quella frizzante, con il botto. Un’usanza contadina molto diffusa e che ancora oggi è ricordata non solo dai vignaioli ma anche da diversi locali in regione che hanno adottato quel nome per sottolineare la “piemontesità” dei vini e della cucina che si possono degustare al loro interno.
Il rosso rubino che spicca tra i trulli: il Nero di Troia Puglia IGP
Il Nero di Troia, il rosso di Puglia per eccellenza, vanta di premi prestigiosi, tra cui i 98 punti nell’annuario dei migliori vini di Luca Maroni assegnati al Grifone Nero di Troia Puglia IGP, è senza dubbio un vino da Oscar.
Si presenta con quel suo rosso rubino dalle sfumature vermiglie, quasi tendente al nero, impenetrabile come l’inchiostro, riuscendo così ad affascinare chi lo riceve, confermandosi un ottimo regalo per le occasioni più importanti. Un vero e proprio must, in tutte le stagioni dell’anno, grazie anche ai packaging accattivanti con cui si presentano le diverse etichette.
Considerato tra i migliori tannici d’Italia, si riconosce per quel suo gusto di frutti rossi maturi, tra cui spiccano amarene e ciliegie. Il grado alcolico è del 13% mentre l’acidità di 5,3 g/l. Ed è semplicemente perfetto a livello di rapporto qualità/prezzo perché l’antico vitigno del Nero di Troia cresce copioso nella soleggiata Puglia.
Il rosso rubino nel Regno dei Borboni: l’Etna DOC
Il terzo prestigioso vino rosso rubino non può che essere l’Etna DOC, con le sue sfumature derivanti dalle peculiarità della terra in cui vengono coltivati i vitigni: i terreni scoscesi del vulcano da cui prende il nome. Il vino “a Muntagna”, “della montagna”, come lo chiamano i catanesi, riferendosi a quel monte da cui fuoriesce la pietra lavica, componente fondamentale del vino locale.
Intenso all’olfatto, si presenta armonico, corposo e secco al palato, con un grado alcolico del 12,5% e un’acidità di 5 g/l. Più alcolico della Freisa, meno acido del Nero di Troia.
Tre vini, tre storie diverse, un unico colore: quello della passione per la propria terra, sinonimo anche del lavoro dei vignaioli e dei produttori che, di generazione in generazione, hanno cercato di tramandare quei veri valori che si nascondono dietro le etichette più prestigiose.