Dopo aver parlato delle caratteristiche dei vini tannici, affrontiamo ora un viaggio lungo il Bel Paese alla ricerca di quelli che, da nord a sud, passando per il centro, sono considerati i migliori vini tannici d’Italia.
Come ricordato, i tannini sono principalmente presenti nei vini rossi, meno in quelli rosati e passiti e quasi del tutto assenti in quelli bianchi.
Vini tannici d’Italia: al nord, il Barolo
Partendo dal Piemonte, la terra dei Savoia rinomata per la zona delle Langhe, tra i vini tannici d’Italia troviamo il Barolo, vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita.
Conosciuto anche come il re dei Vini e il Vino del Re, è tra i rossi più apprezzati d’Italia e conosciuti a livello internazionale. Punta di diamante della regione, vanta una storia che risale al 1600, grazie appunto alla famiglia Savoia che amava il Nebbiolo, il vitigno che dà vita al Barolo.
L’appellativo “Re dei Vini” fu introdotto successivamente quando, nel 1800, Camillo Benso Conte di Cavour introdusse quella che all’epoca venne considerata una forma di vinificazione innovativa che rese il vino come lo conosciamo oggi. I primi riconoscimenti non tardarono ad arrivare, tant’è che nel 1873, al Concorso di Vienna, vennero confermate sia la sua capacità di adattarsi all’invecchiamento che le sue qualità organolettiche.
Nel 1966 il Barolo ottenne la DOC e nel 1980 la DOCG.
Servono forse altri motivi per convincervi ad assaggiare uno dei migliori vini tannici d’Italia, made in provincia di Cuneo, in quelli che sono i territori di Barolo, Serralunga d’Alba, Castiglione Falletto e in parte i territori di Monforte d’Alba, La Morra, Novello e Grinzane Cavour?
Vini tannici d’Italia: al centro, il Brunello di Montalcino
Spostandoci verso il centro della penisola, in terra dantesca, troviamo il Brunello di Montalcino, considerato, insieme al Barolo, il vino rosso italiano dotato di maggior longevità.
Prodotto in provincia di Siena, nel comune di Montalcino da cui prende il nome, è senza dubbio il vino toscano più famoso al mondo, forse proprio per il suo profumo intenso e persistente e per quel suo inconfondibile colore rosso rubino intenso.
Era metà dell’Ottocento quando tale Clemente Santi, farmacista, nonché rinomato autore nel campo delle scienze naturali, iniziò a sperimentare la produzione di un vino rosso (il Brunello) per il quale, nel 1865, vinse due medaglie d’argento. Ben presto altre famiglie locali iniziarono a produrre lo stesso vino ottenendo prestigiosi riconoscimenti a livello nazionale e internazionale.
Nonostante ciò, continuò a essere prodotto in quantità limitate, e solo dopo la Seconda Guerra Mondiale, verso il 1950, il Brunello riuscì a raggiungere tale fama da ottenere la Denominazione di Origine Controllata e Garantita, confermandosi uno dei migliori vini tannici d’Italia.
Una singolare storia, quella del Brunello, che fin verso la fine del 1800, si pensava derivasse da una omonima varietà di uva locale. Solo quando la Commissione Ampelografica della Provincia di Siena, dopo anni di controlli, nel 1879 decretò che il Brunello e il Sangiovese fossero la stessa varietà di uva, venne reso noto che il vino Brunello viene prodotto da uve Sangiovese.
Vini tannici d’Italia: al sud, il Nero di Troia
Nella triade dei migliori vini tannici d’Italia, giungendo infine nelle terre del sud, troviamo il maestoso Nero di Troia, considerato il miglior vino rosso della Puglia.
Viene prodotto, come richiama il nome, dal Nero di Troia, il terzo vitigno autoctono della regione
conosciuto anche come il re dei vitigni della Puglia settentrionale. Nonostante il nome lasci pensare più alla provenienza dalla città di Troia, questo vigneto, tra i più antichi e caratteristici della regione, è compreso tra le province di Bari, Andria e Trani (la cosiddetta BAT), coprendo la zona di Foggia e del Gargano, fino a scendere a Castel del Monte. Le sue origini, però, si prestano a diverse supposizioni: potrebbe essere arrivato anticamente dalla Grecia oppure potrebbe essere stato portato dalla Galizia, considerata la dominazione spagnola subita in passato dal sud Italia.
Più che la sua origine, tuttavia, è curioso sapere della sua etimologia: il termine Nero di Troia deriva dalla sua alta carica polifenolica (parliamo cioè di tannini) che conferisce al vino quel colore intenso tendente al nero. Nonostante questa singolare caratteristica, artefice di una storia invidiabile che risale al 1200 A.C., il potenziale di questo vigneto non è sempre stato apprezzato nei secoli passati.
Eppure, il risultato è uno dei migliori vini tannici d’Italia a Indicazione Geografica Protetta, il vino Nero di Troia. E se del Barolo si dice che è il Vino dei Re, questo, senza dubbio, è il Vino degli Dei.