Il Verdeca, o Pampanuto, è uno dei vitigni a bacca bianca tra i più importanti e riconosciuti di Puglia.
Le zone di maggiore interesse per la sua coltivazione sono la Puglia nord-centrale (dove si usa per lo più la denominazione di Pampanuto) e una piccola area attorno al comune di Gravina di Puglia.
Si hanno tracce di questa varietà pugliese sin dai tempi di Federico II: da questa uva già si produceva un vino bianco denominato “Verdeca”. A dargli questo nome furono, dunque, le popolazioni che sin dall’antichità lo bevevano. Un vino all’epoca secondario rispetto ai predominati frutti di vitigni come il Greco di Tufo, il Bianco d’Alessano e la Malvasia del Chianti.
In generale, nella Puglia meridionale, fino a poco tempo fa, non si producevano quasi per nulla vini bianchi. Qui, infatti, in tempi antichi il vino per eccellenza era prodotto dal vitigno Negroamaro, poi a seguire dagli altri due vitigni più importanti di Puglia, ovvero Primitivo e Nero di Troia.
Col passare degli anni, e l’evolversi della cultura della produzione enologica regionale, nel nord della Puglia si scelse di produrre anche vino bianco destinato al consumo diretto.
Tra i vini bianchi pugliesi più rinomati c’è il Verdeca, o Pampanuto.
Note storiche vogliono che le prime notizie relative al Pampanuto vengano scritte dal Prof. Frojo, con un’ampia scheda, nel 1875. Poi nel 1877, dal Ravasanda che ne parlò nei suoi studi e ancora, 50 anni dopo, nel 1934 dal Cavazza.
Insomma, secondo studi approfonditi, il vitigno Pampanuto è un’espressione del Verdeca, questione confermata dall’Università di Bari attraverso un incrocio multidisciplinare con le analisi del DNA.
Ma come si presenta il vitigno autoctono pugliese? Con foglie di medie dimensioni, orbicolari; grappoli di dimensioni medie e di forma conica; acini anch’essi di dimensioni medie, rotondi e con abbondante pruina sulla buccia spessa.
Il vino da esso prodotto ha un colore giallo, tendente al verdolino.
Il vitigno consente ottime rese in mosto grazie alla sua vigoria e alla buona produttività. Nello specifico, ha grande resistenza a clima avverso e si adatta meglio a terreni argillosi, soprattutto ad altitudini collinari, preferibilmente tra i 200 e i 400 metri. In purezza, poi, dona un vino leggero, neutro, e con una decisa spalla acida. Servito con i piatti di pesce o le verdure fresche di stagione è l’ideale, ma è anche indicato con i formaggi freschi e gli affettati non stagionati.
La Cantina di Ruvo di Puglia ne produce due etichette per la selezione Crifo:
Terre del Crifo Verdeca IGP Puglia dalla decisa sensazione di freschezza e delicata nota aromatica. Un vino capace di accompagnare piatti a base di pesce e verdure, ottimo anche come aperitivo. Al naso spiccano note di gelsomino, bergamotto e sentori di ananas. Al gusto si apprezza subito la freschezza acida con note agrumate e buona mineralità sul finale.
Abbinamenti gastronomici suggeriti: vellutata di piselli con le vongole, cous cous di verdure, frittata di lampascioni, polpo e patate con le fave, peperoni friggitelli pugliesi in padella.
Temperatura di servizio: 8 C°
Dati analitici:
- Grado alcolico svolto 12% vol
- Residuo zuccherino 3,5 g.l.
- Acidità totale 5,70 g.l.
Crifo Suavì Vino Frizzante Bianco dal gusto decisamente fresco, perfetto per accompagnare aperitivi con frutti di mare e secondi piatti a base di pesce. Impalpabile paglierino, regala aromi sottili di frutta fresca, mela verde e delicati fiori bianchi presentandosi al gusto con il brio di una freschezza agrumata.
Abbinamenti gastronomici suggeriti: pesce alla brace, crocché, chips di patate, panzerottini ripieni.
Temperatura di servizio: 6 C°
Dati analitici:
- Grado alcolico svolto 10,5% vol
- Residuo zuccherino 16,00 g.l.
- Acidità totale 4,70 g.l.